mercoledì 25 novembre 2009

INTERVISTA SU LA7 ALLA "25ORA" PER IL MIO CORTO "UN'ALTRA MATTINA"



Intervista tratta da "La25ORA" su La 7, per il cortometraggio "Un'Altra Mattina". Conduce Davide "Boosta" dei Subsonica. Buona visione.

lunedì 3 agosto 2009

GUARDA E VOTA (SE TI PIACE) "UN'ALTRA MATTINA"


Ci siamo!

Qui sotto trovate il link su cui cliccare per vedere e votare UN'ALTRA MATTINA, il cortometraggio che ho diretto e interpretato, tra i finalisti de LA25ORA su LA7. Le votazioni vanno avanti fino al 31 agosto.

Grazie a tutti coloro che vorranno votarlo.

mercoledì 22 luglio 2009

TAGLIATO!!!!!!!


Mi hanno tagliato.
Mentre in Italia, il governo delle destre, taglia i fondi allo spettacolo, negando un dialogo e una riforma vera per un'idea di cultura diversa, non televisiva, che offra una speranza ai giovani.... a me m'hanno tagliato. Per davvero.
Ma non mi do per vinto.
Condivido la stessa esperienza con nomi illustri, se vogliamo vederla così. Vi spiego: montaggio finale di "LA PRIMA LINEA", mio debutto al cinema, diretto da Renato De Maria. Io ho una scena. Bella. Piccola. Un monologo. Apre il film. Ma al cinema esistono i tagli, per ragioni di durata, di stile finale del film. Scelte sulle quali c'è poco da discutere. E così può succedere. Ed è successo. C'è da sperare nell'uscita in DVD in cui, a volte, si reintegrano negli extra scene che al montaggio sono state tagliate. Ma ripeto, non mi dispero. Era solo l'inizio, no? C'è un altro film con una linea sempre nel titolo "LA SOTTILE LINEA ROSSA" di Terence Malick. Ebbene quel capolavoro di film è famoso ANCHE per aver escluso in fase di montaggio tanti e tanti attori. In particolare Adrien Brody, che aveva realizzato un'ottima performance, si è visto alla fine tagliare molto del suo lavoro. Ma la lista continua. Eliminati dal film di Malick: Mickey Rourke, Bill Pullman, Lucas Haas. A John Travolta è rimasto solo un cameo, e via anche un testo registrato da Billy Bob Thornton. Direte: Ti stai consolando con questi improponibili paragoni? E certo, cazzo. Dispiace, no?
Ma si va e si deve andare avanti. E se tornassi indietro lo rifarei di nuovo. Anche sapendo in anticipo del taglio. Perchè lavorare su un set diretto da De Maria, su un fim difficile come sarà questo, è stata un'esperienza professionale che mi sono conquistato, bella e importante.
E ora le buone notizie che aspettavate: hanno selezionato il mio corto "UN'ALTRA MATTINA" tra i finalisti del programma di LA7 "La 25ORA". Per tutto agosto sarà sul sito di LA7 per essere visto e votato e verrà trasmesso anche in TV. Vi aggiornerò naturalmente con link e quant'altro. Sono contento e ringrazio tutte le persone che ci hanno lavorato.

E se siete a Messina il 9 agosto venite alla FIERA che, con la DAF, replichiamo quello spasso di LO CHIAMAVANO GIUFA' per grandi e piccini.

lunedì 1 giugno 2009

LIBERA IL RESPIRO


Ancora siamo qui a calpestare le tavole di legno del palco, stavolta in punta di piedi, almeno all'inizo. C'è un caldo da restare tramortiti con questa schiera di otto proiettori da duemila watt ciascuno che ho puntati contro. Ho un quarto d'ora per percorrere il palco da destra a sinistra.... un quarto d'ora epico, intero, per fare sì e no otto metri. Bisogna avere forza nei muscoli delle gambe e camminare piano, piano, piano. Senza staccare mai la CoNcEnTrAzIoNe.

A fianco a me, sul proscenio, gli altri attori hanno dato il via allo spettacolo "Ultimo Giorno". E si parte.

Uno...... il primo passo è fatto. Bene. Comincia a muovere l'altro piede..... no! Troppa fretta, ho dato troppo nell'occhio, piano, piano, piano..... bisogna cominciare piano sto mestiere, con una guida, una scuola, qualcuno che ti dica cosa fare.... perciò, fermo e.... ascolta. Che succede? Niente. Devi solo stare fermo tre anni. Fermo. Tre anni. Ma non ti far prendere dalla voglia di chissà cosa, che tanto c'è solo da ascoltare. Comincio ora a muovere l'altro piede....ma porco giuda, troppo, figlio mio tu mi fai troppo! Eccheè? Foga a non finire.... pianino. Liscio. Ecco. Così liscio che un po' scompaio. Ma avanzo. Avanzo e mi dimentico chi sono. E la sensazione è piacevole. Forse non ero tutta sta simpatia. Ora però mi viene la nostalgia. E avanzo. Mi sbatto, guarda, che provo anche piacere ad andare giù. Ma avanzo, tiro la carretta ancora e sono quattro gli anni adesso. E sì, sono arrivato dall'altra parte, nel tempo reale, il quarto d'ora è passato. Sudore a non finire e respiro che si libera. A morsi va a finire, te lo dico io!
Fatto sta che l'ultimo passo è segnato. E ora? Ma ora comincia "ultimo giorno"..... C'è da correre, lasciare il "se stessi" lì dove l'hai lasciato, che io non ho voglia di farci i conti, a star lì a perdere altro tempo. Ho voglia invece di salire sul palco e raccontare al pubblico. Vivere sulla pelle l'esperienza del teatro. Una voglia matta.
E ci salgo. E vi lascio il link di una recensione dello spettacolo uscita su SIPARIO. E vi bacio tutti, come dice sempre quel folle di Zanni.

http://www.sipario.it/recensioneultimogiorno.htm

sabato 9 maggio 2009

ULTIMO GIORNO



"Come faccio a fare il bene se i prezzi sono alle stelle?" è una battuta grandiosa di Brecht da L'anima buona del Sezuan e suona in modo significativo oggi più che mai. Visto che concetti come la libertà, l'altruismo, la cultura, sono sulla bocca di tutti, ma le condizioni per praticarle diventano sempre più difficili in questo Paese. Il settore nel quale lavoro il prossimo anno riceverà una bella batosta, ma galleggiamo in questo Stato del "vivere alla giornata", dove tutto apparentemente va bene........ E piano piano stiamo perdendo l'idea stessa della protesta, del chiedere le cose a gran voce, visto che nulla è più sicuro. L'impressione, dai miei 25 anni del 2009, è che si recimolino le ultime briciole di pranzi sontuosi magiati a sbafo dalla generazione che ci ha preceduto. E ora? Meglio non pensarci, suggeriscono. Così a testa bassa proseguiamo il nostro lavoro senza vedere per dove stiamo andando, senza, per carità, affezionarci mai a nulla, perchè nulla si può costruire, ma tutto si deve "rosicchiare". Io mi sono buttato a capofitto nel mio lavoro in questi due mesi di assenza dal blog. Abbiamo debuttato in Sicilia con EDIPO RE, per la regia di Antonio Calenda, l'1 aprile. Da allora ho girato in tournèe con lo spettacolo per un mese e mezzo, al termine del quale ho debuttato con LO CHIAMAVANO GIUFA', prodotto dalla mia compagnia DAF, diretta da Giuseppe Ministeri, all'interno del cartellone per il teatro ragazzi del Vittorio Emanuele a Messina. E' un lavoro al quale tengo molto, che ha visto la luce grazie allo sforzo e alla passione di bravissimi attori come Luca Fiorino e Federica De Cola, grazie anche alla collaborazione di Livio Bisignano, Marco Carroccio, Eleonora Bovo, Mario Gelardi e Giulia Drogo, la più brava e dolce scenografa che si possa desiderare. A ruota sono stato felicissimo di aver ricevuto un'altra scrittura dal maestro Calenda con cui da una settimana ho iniziato le prove di una nuova produzione: ULTIMO GIORNO. Si tratta di una sfida attoriale per me molto importante. Lo spettacolo è interpretato da Maurzio Marchetti e Maria Serrao e racconta di una coppia di Curdi, da poco residenti in Italia, che l'11 settembre del 2006 rivive il dolore della perdita del figlio, morto suicida in un attentato terroristico. A sconvolgere la loro esistenza arriverà un ragazzo misterioso,studente fuori corso arruolato nelle file del più stolido fondamentalismo islamico, che condurrà la strana giornata della coppia verso un vertiginoso finale. Il testo, scritto da Dario Tomasello, riflette in modo interessante sui temi della paura come origine della diffidenza dagli altri e della violenza verso il prossimo. Il gioco del destino, inoltre, vuole che il personaggio che interpreto abbia il mio stesso nome. Invito tutti a venire a vederlo dal 20 al 24 maggio alla Sala Ludamo a Messina e in tournèe in Italia nel mese di dicembre.




giovedì 19 febbraio 2009

Da BANDINI a EDIPO

"Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento molto importante della mia vita...." Quest'incipit di uno dei romanzi più belli che abbia mai letto, mi fa spesso compagnia in testa, soprattutto quando viaggio. Quand'ero in albergo a Torino per le riprese di un film, la scorsa settimana, è stato impossibile non ripensarci. Il film segna il mio vero e proprio debutto cinematografico, in un ruolo piccolo, ma intenso, se così vogliamo dire. Ma sarà meglio parlarne più avanti, almeno quando avranno terminato le riprese. Intanto abbiamo quasi finito la post - produzione del mio cortometraggio, UN'ALTRA MATTINA, ed anche di questo vi riferirò prima possibile. La prossima settimana inizio a Roma le prove di EDIPO RE con Franco Branciaroli per la regia di Antonio Calenda. Il lavoro mi terrà impegnato fino a maggio e spero possa essere un'importante occasione per studiare e conoscere più da vicino Branciaroli, alle prese con un personaggio epico e immortale come Edipo. Si vedrà. "...Insomma, dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo. Beh, era un bel problema. Degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto".

domenica 1 febbraio 2009

L'ANIMALE


La parola migliore per definire un artista di teatro mi sembra di aver capito che non sia "bravo", ma "animale". L'animalità in senso nobile, naturalmente. Animalità che esprime grazia, capacità di indagare fino in fondo i sentimenti umani e anche di creare stupore e meraviglia in chi guarda. Se è vero tutto questo questo, possiamo dire che in questi anni due splendidi "animali da palcoscenico" girano l'Italia in lungo e in largo calcando le scene con i loro spettacoli. Si tratta di Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Ho visto e apprezzato il loro lavoro quando avevo quattordici anni. Ricordo ancora le immagini, i suoni e le atmosfere del Berretto a Sonagli. Poi vennero Anfitrione e Il Mercante di Venezia. Dopo gli anni della scuola del Piccolo li ho ritrovati assistendo ad una splendida messa in scena de L'uomo, la Bestia e la Virtù. Ora sono reduce dalla visione di Pensaci Giacomino, il loro ultimo spettacolo. Spesso il teatro, essendo un appuntamento "vivo" fra attori e pubblico, può darti grandi gioie, ma è anche vero che quando lo spettacolo è brutto la delusione è grossa, molto più fastidiosa e frustrante di quella che si prova andando al cinema davanti ad un brutto film. E la delusione di chi esce dal teatro spesso si traduce nel pensiero secondo cui "sono io, spettatore, a non capire", oppure è necessariamente il teatro ad essere "pesante", un luogo in cui per forza di cose bisogna sacrificarsi alla noia e allo sbadiglio. Tanto più quando in campo ci sono autori come Pirandello. Per esperienza personale posso dire che alcune messe in scena di Pirandello negli ultimi anni hanno fatto sì che questo pensiero prendesse il sopravvento fra gli spettatori, anche fra gli addetti ai lavori. Ebbene vorrei che tutti loro assistessero al lavoro che Vetrano e Randisi hanno compiuto in questi anni specificamente su Pirandello. Esci dai loro spettacoli con la voglia di leggere o rileggere le sue opere, per via della freschezza, dell'umorismo, della forza drammaturgica e visiva che sanno trasmetterti. Un modo di affrontare i classici con l'occhio e anche le "ossa rotte" di chi viene dalla sperimentazione e ha costruito negli anni il suo rapporto con il pubblico, piazza dopo piazza, città dopo città, spettacolo dopo spettacolo. Un percorso assai simile a quello di Toni Servillo e della sua compagnia, approdata ai classici dopo tanti anni di teatro sperimentale. Così, da giovane attore, penso sia importante guardare a questi esempi dove dietro ogni scelta artistica c'è un passato fatto di amore e passione per questo mestiere. Un passato che consente all'animale di venir fuori per rappresentare, raccontare e farci immaginare, al contrario di quello che pensano alcuni, tutto ciò che ha ancora da dirci il teatro.

martedì 20 gennaio 2009

SUONALA ANCORA, S....


Non scrivo da molto tempo sul blog perchè sono stato davvero travolto da una voragine di avvenimenti. E devo dire che mai, come in questo caso, gli avvenimenti hanno preso direzioni opposte. Cose belle ed entusiasmanti si sono mescolate a fatti molto spiacevoli e dolorosi. Ma questo non è un muro del pianto, perciò riassumo solo del mio lavoro, che mi sembra, per ora, trainarmi avanti e quindi mi ci aggrappo con forza, come ho sempre fatto e come in altro modo non saprei fare. A fine novembre ho girato "Un'altra Mattina", il corto che ho scritto e che ho realizzato grazie alla collaborazione e all'impegno di molte persone. Sono stati tre giorni di riprese intensi, divertenti, ma anche pieni di imprevisti. Tutto sommato ne siamo usciti illesi e felici di aver girato tutto quello che ci serviva per raccontare quella storia. Abbiamo proiettato un'anteprima del corto, senza musiche e color correction, a Messina il 23 dicembre alla libreria Mondadori e il "test" con il pubblico è stato incoraggiante. Ma tanto del corto, appena sarà finito, parleremo ancora. Poi, sotto Natale, ho interpretato altre repliche di "Senza re né regno" per la DAF, in città e in provincia. Nei mesi che verranno mi aspetta un bel debutto cinematografico in un film sulla carta molto importante, ma anche di questo è il caso di aspettare un po' prima di parlarne. Intanto ieri ho girato a Roma una breve apparizione nel nuovo film di Luis Prieto (che in Italia ha diretto "Ho voglia di te") prodotto dalla Catleya. Un'esperienza divertente e utile per prendere ancora più confidenza con il set. Poi tante altri progetti e scritture "in attesa" (argomento questo di cui ho parlato più approfonditamente nei precedenti post). Insomma da un lato ci sarebbe da essere contenti, giusto? MA ANCHE no, vista la situazione devastante che c'è attorno a noi, economica, politica, con in testa l'assurda guerra fra israeliani e palestinesi e i dolori privati che tutti ci portiamo dentro. Ad essere troppo contenti c'è il rischio di sembrare imbecilli. Come quelli che si deliziavano ascoltando l'orchestrina sul Titanic poco prima di affondare. Il paradosso, per quello che riguarda noi che facciamo spettacolo, è che ci tocca sempre e comunque di suonare sia che la nave svetti o che vada giù a picco. E in entrambi i casi, siccome abbiamo una natura da figli di puttana, va detto, senza compiacimento, casomai con una punta di disperazione, che suonare ci piace.