martedì 20 gennaio 2009

SUONALA ANCORA, S....


Non scrivo da molto tempo sul blog perchè sono stato davvero travolto da una voragine di avvenimenti. E devo dire che mai, come in questo caso, gli avvenimenti hanno preso direzioni opposte. Cose belle ed entusiasmanti si sono mescolate a fatti molto spiacevoli e dolorosi. Ma questo non è un muro del pianto, perciò riassumo solo del mio lavoro, che mi sembra, per ora, trainarmi avanti e quindi mi ci aggrappo con forza, come ho sempre fatto e come in altro modo non saprei fare. A fine novembre ho girato "Un'altra Mattina", il corto che ho scritto e che ho realizzato grazie alla collaborazione e all'impegno di molte persone. Sono stati tre giorni di riprese intensi, divertenti, ma anche pieni di imprevisti. Tutto sommato ne siamo usciti illesi e felici di aver girato tutto quello che ci serviva per raccontare quella storia. Abbiamo proiettato un'anteprima del corto, senza musiche e color correction, a Messina il 23 dicembre alla libreria Mondadori e il "test" con il pubblico è stato incoraggiante. Ma tanto del corto, appena sarà finito, parleremo ancora. Poi, sotto Natale, ho interpretato altre repliche di "Senza re né regno" per la DAF, in città e in provincia. Nei mesi che verranno mi aspetta un bel debutto cinematografico in un film sulla carta molto importante, ma anche di questo è il caso di aspettare un po' prima di parlarne. Intanto ieri ho girato a Roma una breve apparizione nel nuovo film di Luis Prieto (che in Italia ha diretto "Ho voglia di te") prodotto dalla Catleya. Un'esperienza divertente e utile per prendere ancora più confidenza con il set. Poi tante altri progetti e scritture "in attesa" (argomento questo di cui ho parlato più approfonditamente nei precedenti post). Insomma da un lato ci sarebbe da essere contenti, giusto? MA ANCHE no, vista la situazione devastante che c'è attorno a noi, economica, politica, con in testa l'assurda guerra fra israeliani e palestinesi e i dolori privati che tutti ci portiamo dentro. Ad essere troppo contenti c'è il rischio di sembrare imbecilli. Come quelli che si deliziavano ascoltando l'orchestrina sul Titanic poco prima di affondare. Il paradosso, per quello che riguarda noi che facciamo spettacolo, è che ci tocca sempre e comunque di suonare sia che la nave svetti o che vada giù a picco. E in entrambi i casi, siccome abbiamo una natura da figli di puttana, va detto, senza compiacimento, casomai con una punta di disperazione, che suonare ci piace.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E se la gente sa e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare