domenica 1 febbraio 2009

L'ANIMALE


La parola migliore per definire un artista di teatro mi sembra di aver capito che non sia "bravo", ma "animale". L'animalità in senso nobile, naturalmente. Animalità che esprime grazia, capacità di indagare fino in fondo i sentimenti umani e anche di creare stupore e meraviglia in chi guarda. Se è vero tutto questo questo, possiamo dire che in questi anni due splendidi "animali da palcoscenico" girano l'Italia in lungo e in largo calcando le scene con i loro spettacoli. Si tratta di Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Ho visto e apprezzato il loro lavoro quando avevo quattordici anni. Ricordo ancora le immagini, i suoni e le atmosfere del Berretto a Sonagli. Poi vennero Anfitrione e Il Mercante di Venezia. Dopo gli anni della scuola del Piccolo li ho ritrovati assistendo ad una splendida messa in scena de L'uomo, la Bestia e la Virtù. Ora sono reduce dalla visione di Pensaci Giacomino, il loro ultimo spettacolo. Spesso il teatro, essendo un appuntamento "vivo" fra attori e pubblico, può darti grandi gioie, ma è anche vero che quando lo spettacolo è brutto la delusione è grossa, molto più fastidiosa e frustrante di quella che si prova andando al cinema davanti ad un brutto film. E la delusione di chi esce dal teatro spesso si traduce nel pensiero secondo cui "sono io, spettatore, a non capire", oppure è necessariamente il teatro ad essere "pesante", un luogo in cui per forza di cose bisogna sacrificarsi alla noia e allo sbadiglio. Tanto più quando in campo ci sono autori come Pirandello. Per esperienza personale posso dire che alcune messe in scena di Pirandello negli ultimi anni hanno fatto sì che questo pensiero prendesse il sopravvento fra gli spettatori, anche fra gli addetti ai lavori. Ebbene vorrei che tutti loro assistessero al lavoro che Vetrano e Randisi hanno compiuto in questi anni specificamente su Pirandello. Esci dai loro spettacoli con la voglia di leggere o rileggere le sue opere, per via della freschezza, dell'umorismo, della forza drammaturgica e visiva che sanno trasmetterti. Un modo di affrontare i classici con l'occhio e anche le "ossa rotte" di chi viene dalla sperimentazione e ha costruito negli anni il suo rapporto con il pubblico, piazza dopo piazza, città dopo città, spettacolo dopo spettacolo. Un percorso assai simile a quello di Toni Servillo e della sua compagnia, approdata ai classici dopo tanti anni di teatro sperimentale. Così, da giovane attore, penso sia importante guardare a questi esempi dove dietro ogni scelta artistica c'è un passato fatto di amore e passione per questo mestiere. Un passato che consente all'animale di venir fuori per rappresentare, raccontare e farci immaginare, al contrario di quello che pensano alcuni, tutto ciò che ha ancora da dirci il teatro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Angelo, mi trovo d'accordo con te... Ho visto solo due spettacoli di Vetrano e Randisi e, anche se non sono del "mestiere", li ho trovati fanatastici...

Anonimo ha detto...

Eccezionali!Li avevo già visti in l' uomo la besti e la virtù e sono sempre grandiosi!

Anonimo ha detto...

Angelo complimenti anche a te ovviamente per i tuoi lavori!