lunedì 24 marzo 2008

LA BARCA DEI COMICI AL PICCOLO



Giovedì riprendiamo a Milano le repliche de "La barca dei Comici" lo spettacolo ideato e diretto da Stefano De Luca prodotto dal Piccolo e dal Teatro Gioco Vita. E' da quasi un mese che abbiamo debuttato, iniziando una tournèe che ci ha portato a Piacenza, Lugano, Alessandria, Valenza, Treviso e la mitica Busto Garolfo in provincia di Milano. Ora faremo tappa al "Teatro Studio" del Piccolo a Milano e saremo in scena dal 27 marzo fino al 20 aprile. Sono molto contento di quest'esperienza e non vedo l'ora di affrontare questa seconda parte di tournèe dopo la pausa per le vacanze di Pasqua. A partire da uno degli episodi più noti e romanzeschi della vita di Goldoni - la fuga, da adolescente, su una barca che portava in tournée una compagnia di comici - lo spettacolo racconta l'iniziazione al teatro del celebre scrittore. E lo fa in modo scanzonato e divertente, con una messa in scena ricca di suggestioni visive, ombre e musiche. Io interpreto Florindo, il capocomico napoletano della compagnia teatrale. Non mi va di parlarne oltre perchè è un'esperienza che è ancora in corso e che condivido con altri "compagni di viaggio" (Marta Comerio, Tommaso Banfi, Giorgio Minneci e Adriano Todeschini) . Però invito davvero chiunque a venire a vederlo. Chi fa questo mestiere a teatro sa quanto sia raro lavorare in una produzione che ti piaccia davvero. Ma questa sembra essere una meravigliosa eccezione. E considero un privilegio farne parte.














(foto: Margherita Busacca)

sabato 22 marzo 2008

PARRINI E POLITICI A TEATRO

Di rientro da Catania, stanco ma felice di aver fatto, forse fino ad oggi, la più riuscita replica di "Senza re né regno" il reading che interpreto e che ho adattato dall'omonimo romanzo di Domenico Seminerio edito da Sellerio. Le ragioni sono tante: primo) un bel teatro - il teatro club - nel cuore di Catania, a due passi dal Duomo. Un piccolo gioiello con una bellisima acustica e una sala accogliente. secondo) c'era in sala il mitico prof. Seminerio, autore del libro (di cui a marzo, sempre per la Sellerio uscirà "Il manoscritto di Shakespeare") che alla fine, commosso, mi ha ringraziato. terzo) un pubblico caloroso e sopratutto un gruppo di amici unici che mi hanno aiutato nell'allestimento.
Questa è la ottava replica di "Senza re né regno", spettacolo ormai nato due anni fa che con la DAF portiamo in giro tra rassegne comunali, provinciali e regionali.
Ma questa del 22 febbraio è stata una replica importante anche perchè offriva il suo contributo artistico per una nobile causa. Impedire che il "teatro club" chiuda.
Paola Greco spiega le ragioni di questa chiusura ingiusta e della sua battaglia per impedire che avvenga. A me non resta che trarre alcune considerazioni: è un vero delitto che uno spazio così interessante, ricco e curato venga chiuso. La responsabilità di questa chiusura, poi, è tutta della curia che ha reclamato lo spazio (in affitto a Paola Greco) per realizzarci una sede clericale per tenere le riunioni del circolo di sant'Agata e dei gruppi di catechismo. Bah.
Mi sembra che il teatro che si fa fuori dal circuito degli stabili, abbandonato dalle istituzioni vere e dal coraggio di imprenditori privati che investono di tasca propria, naviga in acque torbide e per esistere deve sempre di più scendere a patti con due figure sociali. Parrini e politici di mezza tacca. I primi, gestori di strutture che utilizzano per le loro finalità, restii a metterle a disposizione di gruppi teatrali extraparrocchiali. I secondi, avidi di eventi di quart'ordine approvati per accontentare i soliti tizio e caio.
Speriamo nei prossimi giorni di avere una clamorosa smentita e che i preti di Catania rinnovino il contratto a Paola Greco ed alla sua attività, nata grazie al padre Nando Greco e portata avanti con grande sacrificio per più di quarantacique anni.
Prox. replica dello spettacolo: martedì 25 marzo ore 18:30 Aula magna istituto "Antonello". Messina.
E poi l'indomani di nuovo a Milano per "La barca dei Comici".

venerdì 21 marzo 2008

PARADOSSI A CONFRONTO

Riassumendo Diderot:
1) l’emozione non si ripete a comando; è impossibile sentire sempre con la stessa intensità;
2) bisogna studiare e riflettere per inserire l’espressione dell’attore in un sistema stabilito;
3) l’emozione si forma in una rappresentazione artistica attraverso un processo che non è paragonabile a quello che riguarda episodi della vita naturale;
4) l’attore nel pieno possesso dei suoi mezzi è l’attore maturo, e non quello giovane;
5) le constatazioni di fatto sul controllo degli attori mostrano o la necessità del sangue freddo o la sostanziale mancanza di emozione;
6) la recitazione si perfeziona con le prove e le repliche, cioè quando l’originario ardore si è superato
7) l’emozione paralizza: non si possono fare due cose insieme, per esempio essere commossi e conservare il proprio senso critico.


"Quando hai iniziato a dedicarti al teatro?". Dunque. Non lo so.
O meglio, non mi ricordo di un peridodo in cui non facevo questo o volevo fare altro.
Ma volendo far coincidere l'inizio con il debutto sulla scena, direi tredici anni fa. Una cifra enorme a pensarci. Sono tredici anni che la mattina mi sveglio e bene o male impiego parte della giornata per il teatro. Sono proprio spacciato. Non c'è più rimedio ormai. E' andata. Dagli undici ai diciotto per scherzo (diciamo così), poi dai diciotto ai ventuno per imparare (tagliando i ponti con la vita, dio santo) e dai ventuno ai ventidue per campare (esagero un po'...). E così questo sbattimento continuo, precario, incerto, pieno d'energia, di amore, di corse e sudore, continua sempre. Ed è paradossale, se volete, che si alimenti man mano che vado avanti. Una sfida aperta. Una bestia pronta a mordere ancora.
Il "paradosso sull'attore" è comparso nel 1830 e, a vederla in un certo modo, ti dimostra come non c'è niente di nuovo sotto il sole da molto tempo. Il paradosso è che il commediante deve far smuovere i sentimenti degli altri. I suoi, però, devono restare lucidi, controllati, analizzati, messi a freno, pronti all'uso per il divertimento degli altri, mica per il suo. E così, prendendo per buona questa idea, da tredici anni potrei dire di aver tentato una messa in ordine della mia vita, come un banco di lavoro da tenere pulito per non fare casino al momento dell'azione.
Ma è davvero così in ordine? E sopratutto: è giusto che lo sia?
Forse sì. Anche se, diciamocelo, volere una vita in ordine è una pretesa assurda. Perchè la vita mi ha dimostrato che non la puoi imbrigliare in nessun modo. Ma il divertimento per me, al contrario di quello che scrive Diderot, c'è. O almeno d'ora in avanti voglio che ci sia. Pensare questo mestiere senza divertimento sarebbe proprio una tragedia. Capirlo non è stato facile. Un vero paradosso.