venerdì 21 marzo 2008

PARADOSSI A CONFRONTO

Riassumendo Diderot:
1) l’emozione non si ripete a comando; è impossibile sentire sempre con la stessa intensità;
2) bisogna studiare e riflettere per inserire l’espressione dell’attore in un sistema stabilito;
3) l’emozione si forma in una rappresentazione artistica attraverso un processo che non è paragonabile a quello che riguarda episodi della vita naturale;
4) l’attore nel pieno possesso dei suoi mezzi è l’attore maturo, e non quello giovane;
5) le constatazioni di fatto sul controllo degli attori mostrano o la necessità del sangue freddo o la sostanziale mancanza di emozione;
6) la recitazione si perfeziona con le prove e le repliche, cioè quando l’originario ardore si è superato
7) l’emozione paralizza: non si possono fare due cose insieme, per esempio essere commossi e conservare il proprio senso critico.


"Quando hai iniziato a dedicarti al teatro?". Dunque. Non lo so.
O meglio, non mi ricordo di un peridodo in cui non facevo questo o volevo fare altro.
Ma volendo far coincidere l'inizio con il debutto sulla scena, direi tredici anni fa. Una cifra enorme a pensarci. Sono tredici anni che la mattina mi sveglio e bene o male impiego parte della giornata per il teatro. Sono proprio spacciato. Non c'è più rimedio ormai. E' andata. Dagli undici ai diciotto per scherzo (diciamo così), poi dai diciotto ai ventuno per imparare (tagliando i ponti con la vita, dio santo) e dai ventuno ai ventidue per campare (esagero un po'...). E così questo sbattimento continuo, precario, incerto, pieno d'energia, di amore, di corse e sudore, continua sempre. Ed è paradossale, se volete, che si alimenti man mano che vado avanti. Una sfida aperta. Una bestia pronta a mordere ancora.
Il "paradosso sull'attore" è comparso nel 1830 e, a vederla in un certo modo, ti dimostra come non c'è niente di nuovo sotto il sole da molto tempo. Il paradosso è che il commediante deve far smuovere i sentimenti degli altri. I suoi, però, devono restare lucidi, controllati, analizzati, messi a freno, pronti all'uso per il divertimento degli altri, mica per il suo. E così, prendendo per buona questa idea, da tredici anni potrei dire di aver tentato una messa in ordine della mia vita, come un banco di lavoro da tenere pulito per non fare casino al momento dell'azione.
Ma è davvero così in ordine? E sopratutto: è giusto che lo sia?
Forse sì. Anche se, diciamocelo, volere una vita in ordine è una pretesa assurda. Perchè la vita mi ha dimostrato che non la puoi imbrigliare in nessun modo. Ma il divertimento per me, al contrario di quello che scrive Diderot, c'è. O almeno d'ora in avanti voglio che ci sia. Pensare questo mestiere senza divertimento sarebbe proprio una tragedia. Capirlo non è stato facile. Un vero paradosso.

1 commento:

farolit ha detto...

Hola Angelito,
bienvenido nel mondoBlog.
:-)

Cristiana